lunedì 21 maggio 2007

Clima, piano Ue per i danni dell'effetto serra

Paura della siccità, per un'estate arroventata e senz'acqua che potrebbe seccare il raccolto. Seguita magari da un autunno di piogge semi-monsoniche che potrebbero danneggiare ancor più i campi per la semina e i vigneti prima della vendemmia. E ora, poi, ci si mettono anche i cervi, i lupi, i cinghiali : la primavera anticipata - è stato l'inverno più mite in Italia degli ultimi duecento anni - ha generato un "baby boom". Gli animali scorrazzano per i campi e gli agricoltori hanno di nuovo le mani tra i capelli, denuncia è della Coldiretti. Si tratta, a ben vedere, di tutti effetti di quel fenomeno largamente inarrestabile denominato in modo vago come "cambiamento climatico". Un fenomeno che sta mettendo seriamente a rischio l'intero settore primario in Europa. Tanto che a Bruxelles si sta pensando di rivedere completamente la politica agricola e gli aiuti agli agricoltori.

Gli esperti della Commissione Barroso stanno già lavorando alla bozza di un rapporto che si annuncia pronto per le prossime settimane. Si tratterebbe di integrare i 44 miliardi di euro del Pac - la Politica agricola comune che assorbe la metà dell'intero bilancio comunitario - ,o forse di dirottarne una parte, per sussidi destinati agli agricoltori danneggiati dagli effetti del caos climatico. Ma non solo questo. Il rapporto della Commissione dovrà destinare anche dei fondi per programmare lo spostamento di alcuni porti e insediamenti costieri che si immagina potrebbero non essere più utilizzabili nei prossimi decenni a causa dell'innalzamento del livello del mare. Tutti interventi che riguardano in pieno l'Italia, il paese più esposto e più fragile di fronte agli sconvolgimenti che si preannunciano nel Mediterraneo e nel resto d'Europa.

Il ragionamento degli esperti europei è logico: anche se l'Europa - e il mondo - attueranno tutte le politiche necessarie a ridurre le emissioni di gas serra, tutti gli interventi per riconvertire l'industria e il consumo a criteri di eco-compatibilità, risparmio energetico e ottimizzazione delle risorse idriche e naturalistiche, anche fatto tutto questo, i danni del dissesto provocato finora si faranno comunque sentire. Bisognerà adattarsi. Del resto, gli esperti mondiali nel 4° rapporto Ipcc sul clima sono stati chiari: in Europa negli ultimi cento anni - cioè da prima della fase industriale ad oggi - la temperatura media è già salita di circa due gradi. Entro la fine del secolo se non verrà fatto niente e il mondo continuerà a produrre e a consumare come ha fatto finora la temperatura media della Terra salirà di altri sei gradi. E sarà la catastrofe. Ma anche se verrà attuata una drastica inversione di marcia - assai più forte di quella indicata nel Protocollo di Kyoto - alcuni effetti si sentiranno comunque: desertificazioni di intere aree - anche in Italia - diminuzione della quantità e della qualità delle riserve idriche, riscaldamento dei mari e innalzamento del loro livello sulle coste, modificazioni della flora e della fauna. La terza tranche del 4° rapporto Ipcc, pubblicata meno di due settimane fa - indica come adattarsi, come- secondo l'equipe -la vita e le attività delle popolazioni mondiali possono essere ripensate per sopportare gli effetti del cambiamento climatico provocato dalle emissioni di gas serra. E ora anche l'Unione Europea è chiamata a prendere provvedimenti in questo senso, per sopportare le crisi che si annunciano nei prossimi decenni.

Nel futuro prossimo, secondo i climatologi come Lucio Ubertini, direttore dell'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr, «se in Italia il rischio di desertificazione è in realtà difficilmente realizzabile, è invece possibile un aggravamento del deficit idrico in alcune zone», un deficit che in tutta Europa dopo l'estate torrida del 2003 ha già causato 10 miliardi di euro di danni.

In Italia il fabbisogno idrico giornaliero in cento anni è passato da 50 a 500 litri a persona. In tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo negli ultimi cinquant'anni la domanda di acqua è più che raddoppiata mentre le risorse di acqua potabile sono diminuite per l'inquinamento di molte falde acquifere e la diminuzione della capacità di depurazione naturale dei terreni sovrastanti.

Secondo l'oceanografo Simon Holgate del Joseph Proudman laboratory di Liverpool negli ultimi dieci anni il livello marino ha avuto un innalzamento di 3,2 millimetri l'anno di media. Si può dunque prevedere con appositi modelli geofisici l'impatto di questa progressione sui lidi e le città costiere, a cominciare dal caso particolare di Venezia per arrivare al Pireo o al porto di Napoli. Se ne saprà di più dal mega summit al capezzale della Terra di oltre 5mila scienziati di 80 stati che è in programma a Perugia dal 2 al 13 luglio prossimi. Si tratta della XXIV assemblea dell'International Union of Geodesy and Geophysic (Iugg) ospitata in Italia a cinuquant'anni dalla sua prima edizione - proprio in Italia - e sotto l'Alto patronato della Presidenza della Repubblica. Un summit di geologi e geofisici mondiali sulle conseguenze dello sconvolgimento climatico che si articolerà in 220 convegni, incontri e seminari e da cui non uscirà un responso finale.

Quello spetta alla politica. A Bruxelles e a Roma, dove il ministro Pierluigi Bersani deve ancora rispondere alle osservazioni della Ue sull'ammissione con riserva - quasi una bocciatura - del piano italiano per l'abbattimento dell'anidride carbonica nel programma europeo di abbattimento dei gas serra.

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