lunedì 21 maggio 2007

Cacciati dal riscaldamento globale... E si videro infinite colonne umane fuggire dalle carestie, dalla siccità, dalle inondazioni


Un disastro immane, uno scenario apocalittico. Un miliardo di profughi, ossia un settimo della popolazione mondiale costretto a lasciare le proprie case, il proprio lavoro, il proprio paese, per rifugiarsi altrove.
E' quello ci aspetta intorno all'anno 2050 , secondo un rapporto pubblicato due giorni fa a Londra, se i disastrosi effetti del cambiamento climatico non saranno arrestati o contenuti quanto prima.
Si intitola ''Human tide, the real migration crisis'' (Marea umana, la vera crisi della migrazione), ed è stato commissionato dalla Christian Aid, un'importante organizzazione cristiana di beneficenza del Regno Unito, consultando i più autorevoli esperti internazionali sulle conseguenze del riscaldamento globale.
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''Se non saranno prese immediatamente delle contromisure efficaci'', si legge nel rapporto, ''entro il 2050 il cambiamento climatico creerà in tutto il pianeta almeno un miliardo di rifugiati. Un mondo con molti Darfur (il conflitto nel Sudan occidentale che ha causato in breve tempo 200 mila morti e 2 milioni di profughi, ndr) sta diventando una minaccia sempre più reale''.

Secondo Christian Aid i Paesi più industrializzati sono i principali responsabili del cambiamento climatico: a loro spetta quindi pagare i costi necessari per aiutare le persone che saranno colpite dal riscaldamento globale. ''La migrazione causata dal cambiamento climatico è la minaccia più urgente che dovranno affrontare i poveri della Terra nei prossimi anni'', ha dichiarato John Davison, uno dei principali autori dello studio. Gli esperti sono convinti che i flussi di popolazione causati dalla siccità e dalle carestie alimenteranno i conflitti già esistente e ne provocheranno altri, soprattutto nelle zone più povere del pianeta, per stabilire il controllo sulle risorse naturali. Il rapporto osserva che già oggi 163 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare il paese d'origine, acquisendo lo status di rifugiati secondo l'Onu, a causa di guerre, catastrofi naturali e grandi progetti industriali. Ma in poco più di quattro decenni questo numero potrebbe moltiplicarsi per dieci: entro l'anno 2050, sostiene il rapporto, altri 50 milioni di profughi saranno stati creati da conflitti e violazioni dei diritti dell'uomo, 250 milioni da inondazioni, siccità e fame, 645 milioni da progetti come dighe, deforestazione e grandi imprese industriali. ''Un miliardo di esseri umani fuggiranno dal proprio paese verso paesi confinanti, in una lotta disperata per procurarsi le risorse necessarie a sopravvivere, che si tratti di generi alimentari, case, posti di lavoro'', mette in guardia il rapporto, ''una migrazione di massa che scatenerà nuove guerre e spaventose tensioni'' .

E queste risorse scarseggeranno sempre di più: citando cifre non ancora pubblicate dal gruppo britannico di esperti inter-governativi, il rapporto sostiene che nel 2080 tra 1 miliardo e 100 milioni e 3 miliardi e 200 milioni di persone (un terzo della popolazione terrestre) non avranno abbastanza acqua, e fra 200 milioni e 600 milioni di persone non avranno abbastanza cibo. Inoltre trai 2 milioni e i 7 milioni di persone saranno affette dal sollevamento degli oceani.
Gli scienziati prevedono che nei prossimi 100 anni le temperature aumenteranno di un minimo di 1,8 ad un massimo di 3 gradi a causa dei gas ad effetto serra causando carestie e inondazioni che minacceranno la sopravvivenza di milioni di persone.

La Gran Bretagna è trai paesi leader nel proporre soluzioni e fissare una drastica riduzione delle emissioni di carbonio.
Proprio nei giorni scorsi Gordon Brown, prossimo primo ministro al posto di Blair, ha reso noto un piano per creare centomila case ecologiche in tre nuove ''città verdi'' in Inghilterra. E perfino Rupert Murdoch , uno dei più grandi magnati dei media al mondo, si è detto ''orgoglioso di essere un verde'', promettendo di convertire tutti i suoi organi di informazione al servizio della difesa dell'ambiente ''per rieducare l'umanità sui pericoli dell'effetto serra''.


'Take a moment and picture what it would be
like for you if you had to flee from your home
because of an imminent threat, or because you
were being forced out at gunpoint on ethnic,
political, religious or racial grounds, or because
you got caught in the middle of a civil war or
a natural disaster. You couldn't take many of
your belongings with you: you probably would
become separated, at least temporarily, from your
husband, partner, children, whoever is close to
you… In fact, the pillars that make up your life…
would be pretty much gone, pretty much in a
flash… What would you feel? Anyone… who
has ever felt desperate for help or dependent
on someone else for help, even for a day, will
understand what it is to be a refugee or an
internally displaced person.'

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